Passeggiando sotto il caldo sole estivo lungo le stradine acciottolate di un pittoresco villaggio greco, un simbolo ricorrente cattura l’attenzione e la curiosità: l‘occhio greco. Su un braccialetto o su una collana, appeso alla porta di una casa, magari ti sei chiesto quale storia si celasse dietro quel simbolo dai colori vivaci e dal design accattivante. Bene, sei nel posto giusto per scoprirlo!
L’occhio greco, conosciuto anche come l’occhio di Allah nei paesi di lingua araba ed evil eye nel mondo anglosassone, è molto più di un semplice ornamento. È un potente amuleto contro la negatività e il malocchio, radicato in una storia che attraversa culture, religioni e secoli di tradizioni. Conosciuto anche come il termine greco mati (occhio), si manifesta in una varietà di forme, da piccoli ciondoli a imponenti decorazioni murali, da eleganti gioielli a semplici magneti per frigorifero. Ogni incontro con l’occhio greco durante un viaggio in Grecia non è solo un richiamo alla ricca tappezzeria culturale del paese, ma anche un promemoria della sua profonda spiritualità e delle sue antiche credenze.
L’occhio greco, con le sue tonalità ipnotiche di blu e bianco, simboleggia la protezione contro il malocchio, una superstizione che si trova in molte culture in tutto il mondo, ma che in Grecia ha radici particolarmente profonde. Secondo la credenza popolare, il malocchio è una maledizione trasmessa, spesso involontariamente, da uno sguardo invidioso o ammirativo. Può portare sfortuna, malattia o persino disastri.
Questo viaggio alla scoperta dell’occhio greco, è anche un percorso nella storia e nella cultura di un popolo che ha saputo conservare e valorizzare i propri simboli spirituali. L’occhio greco rappresenta un ponte tra passato e presente, tra il visibile e l’invisibile, offrendo una finestra sul modo in cui le antiche credenze continuano a influenzare la vita contemporanea. È un simbolo di unità e protezione che parla di una saggezza universale, della capacità dell’umanità di cercare sicurezza e conforto in simboli e rituali condivisi.
Il malocchio, superstizione per molti Greci pura realtà!
La Grecia è un Paese ricco di tradizioni, credenze popolari e superstizioni. Il malocchio, conosciuto in greco come vaskania βασκανία (vaskania) o μάτιασμα (matiasma). Questo fenomeno ha affascinato e spaventato generazioni di Greci, lasciando un’impronta indelebile sulla psiche collettiva.
Il malocchio è una sorta di energia negativa inflitta da qualsiasi individuo dotato di un forte senso di invidia o rancore. Secondo tanti Greci, un commento malizioso, un’espressione di disapprovazione o con un semplice sguardo sarebbe sufficiente per scatenare le forze oscure del malocchio. Il malocchio ha ispirato numerose opere d’arte e letteratura nella cultura greca. Dall’antica tragedia greca alla poesia moderna, lo sguardo malefico ha trovato eco in molte opere che esplorano i temi dell’invidia, della gelosia e della superstizione.
Per proteggersi dal malocchio, i Greci hanno sviluppato una serie di pratiche e rituali propiziatori. Uno dei più diffusi è l’uso dell’occhio greco che si crede possa deviare l’energia negativa del malocchio, proteggendo chi lo indossa dalle sue influenze malefiche. L’occhio greco è diventato un simbolo ubiquitario in Grecia, presente in gioielli, decorazioni per la casa e oggetti di artigianato, e viene spesso regalato come segno di buona fortuna e protezione.
Le più diffuse superstizioni in Grecia
Nonostante il progresso della società moderna, il malocchio continua a influenzare la vita quotidiana dei Greci. Molte persone ancora usano amuleti protettivi come l’occhio greco per difendersi dagli effetti nefasti dello sguardo invidioso oppure si comportano con modalità influenzate dalle superstizioni. Queste sono alcune delle superstizioni cui molti Greci credono ancora:
- Non si devono prestare uova, olio, farina, lievito e sale dopo il tramonto.
- Quando si rovescia il caffè dal lato da cui si beve si riceveranno soldi; quando si rovescia dal lato opposto si perderanno soldi.
- Non bisogna esclamare yamas!, ovvero brindare, con il caffè.
- Sputare senza saliva per tre volte protegge dal malocchio. Non è raro vedere le persone anziate che emettono il suono ftou, ftou, ftou, soprattutto nei confronti dei bambini.
- Passare un coltello a qualcuno potrebbe determinare la rottura di un’amicizia. Meglio deporlo su un tavolo e attendere che sia l’altra persona a prenderlo.
- Quando si va via da casa di qualcuno occorre uscire sempre dalla stessa porta dalla quale si è entrati.
- Regalare profumo a qualcuno può essere causa di rottura di ogni relazione. Per evitare questo, il destinatario del regalo deve consegnare in cambio al donatore una moneta.
- Quando si rientra a casa dalla Santa Messa della notte di Capodanno, il capofamiglia deve schiacciare una melagrana di fronte l’ingresso prima di entrare in casa.
L’origine dell’occhio greco
L’occhio greco o, più in generale, l’occhio come oggetto di protezione ha origini che risalgono ai tempi antichi, interpretato e adottato in varie culture. Gli idoli oculari, come quelli scoperti a Tell Brak, indicano l’ossessione dei popoli della Mesopotamia per il motivo dell’occhio, rappresentando la divinità o la protezione divina con occhi esageratamente grandi. Questi oggetti, spesso realizzati in alabastro, venivano utilizzati in contesti religiosi o come amuleti protettivi, dimostrando la credenza che gli occhi potessero scongiurare il malocchio o altre influenze negative.
Similmente, in Egitto, l’Occhio di Horus simboleggiava protezione, salute e rigenerazione. Gli Egizi lo utilizzavano come per proteggere le abitazioni o i luoghi di sepoltura, utilizzato come difesa contro entità negative.
L’occhio greco, nel design e nei materiali che oggi possiamo ammirare durante una vacanza in terra ellenica, non ha origine all’Antica Grecia, bensì nelle terre della Turchia, dove è noto come Nazar Boncuğu. Ha raggiunto la forma attuale tra le mani esperte dei maestri di Smirne (l’odierna Izmir) come continuazione dell’arte del vetro dell’Anatolia e, più in generale, del Medio Oriente. La lavorazione del vetro in Anatolia iniziò tra il XII e il XIV secolo e divenne ben presto celebre oltre i confini nazionali. L’applicazione di questo materiale per la realizzazione delle perline e dei dischi, forme che oggi caratterizzano l’occhio risale al periodo tra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, quando artigiani arabi giunti dall’Egitto iniziarono a realizzare cavigliere e braccialetti di perline.
L’occhio greco e il Nazir turco sono realizzati generalmente nei colori blu, bianco e nero. Mentre il colore blu rappresenta il potere protettivo del cielo e di Dio, il bianco simboleggia la pace interiore e la purezza, e il nero simboleggia il potere di assorbire le energie negative. L’occhio, invece, è spesso definito nella cultura popolare come lo specchio dell’anima, riflettendo profondamente i pensieri e le emozioni che risiedono dentro di noi.
L’occhio greco come gioiello e oggetto di design
Nel corso degli anni, l’occhio greco ha superato la semplice funzione di amuleto protettivo per trasformarsi in un raffinato elemento di gioielleria. Designer di tutto il mondo hanno abbracciato questo simbolo, interpretandolo in modi che fondono tradizione e innovazione.
Dai semplici ciondoli in argento o oro appesi a delicate catenine a sofisticati braccialetti incastonati di pietre preziose che riproducono le sfumature del blu e del bianco, l’occhio greco ha trovato una nuova vita nel mondo della moda. Dunque, oltre la sua funzione di guardiano contro il malocchio, l’occhio greco è un’icona di stile, permettendo a chi li indossa di esprimere un senso di gusto ed individualità.
Al di là dei confini della gioielleria, l’occhio greco ha ispirato artisti e designer in vari campi, diventando un simbolo versatile nel mondo del design d’interni. Da eleganti pezzi di ceramica che adornano le case a tessuti stampati che aggiungono un tocco di mistero e fascino a qualsiasi ambiente, l’occhio greco si presta a una varietà di interpretazioni estetiche.
La sua presenza in articoli di uso quotidiano come borse, indumenti e accessori riflette il desiderio delle persone di incorporare elementi significativi nella loro vita di tutti i giorni, combinando funzionalità con uno strato più profondo di significato spirituale.
Qual è il legame tra l’occhio greco e la mano di Fatima?
Nota anche come mano di Khamsa (che in arabo significa cinque), la mano di Fatima rappresenta una mano aperta, spesso con l’occhio greco al centro. Anch’essa viene utilizzata come talismano protettivo contro il malocchio.
Prende il nome da Fatima Zahra, la figlia del profeta Maometto. È un simbolo ricorrente sia nell’Islam che nell’Ebraismo, dove è nota come mano di Miriam, in riferimento alla sorella di Mosè e Aronne. Nonostante le sue radici religiose, l’uso della Khamsa come amuleto protettivo è trasversale e si ritrova in diverse culture, indipendentemente dalle specifiche credenze religiose.
Il legame tra la Mano di Fatima e l’occhio greco risiede principalmente nella loro comune funzione di protezione contro il malocchio. Entrambi sono amuleti mirano a offrire sicurezza e benessere a chi li porta, riflettendo le energie negative e proteggendo dagli invidiosi. Dal punto di vista del design, è d’uso inserire al centro della mano di Fatima un occhio greco.
Nonostante l’occhio greco e la Mano di Fatima provengano da contesti culturali e geografici diversi, entrambi sono diventati simboli universali di protezione. Sia l’occhio greco che la mano di Fatima hanno trovato posto nel mondo contemporaneo anche come elementi decorativi in gioielleria, moda e design d’interni.