Il Rebetiko – Musica popolare greca

Il rebetiko è la musica tradizionale più celebre e diffusa in Grecia. Questa musica apparve nelle prigioni greche alla fine del XIX sec. Al principio, infatti, il rebeta era un detenuto che suonava e cantava il suo dolore e il suo rimpianto con i mourmourika: brontolii, mormorii tristi e lamentosi. Più in generale, il rebeta è un uomo dei bassifondi dallo stile di vita anticonformista, orgoglioso del suo vivere da disagiato e da emarginato ribellandosi alle istituzioni in modo provocatorio e non violento.

I più importanti cantanti e musicisti di rebetiko sono Markos Vamvakaris, considerato il padre della musica rebetika, Mikis Theodorakis, autore della celebre canzone del film “Zorba il greco“, Vassilis Tsitsanis, Manolis Chiotis, Apostolos Kaldaras, Manos Hadjidakis, Giannis Papaioannou, Stavros Xarchakos, Marika Ninou, Rosa Eskenazi e Sotiria Bellou.

Nel dicembre 2017 il rebetiko è entrato nella lista dei rappresentanti del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO perché contiene “inestimabili radici nei costumi, gli usi, le tradizioni e il modo di vivere specifico, ma soprattutto è una tradizione musicale viva, con un forte carattere simbolico, ideologico e artistico”. Per l’UNESCO il rebetiko è un “forte punto di riferimento per la memoria collettiva e l’identità dei Greci”.

Le origini e la storia del rebetiko

La musica rebetika in un cafè-amamNel 1923 il Trattato di Losanna dichiarò la fine dell’Impero Ottomano e il riconoscimento della Repubblica di Turchia. Il trattato fu una diretta conseguenza della Mikrasiatiki katastrofi (la Catastrofe dell’Asia Minore) una serie di funesti eventi per la Grecia: la sconfitta nella guerra greco-turca; la distruzione di Smirne e lo scambio di popolazione quando un milione di Greci che vivevano in Anatolia furono costretti a far ritorno in Grecia, così come i Turchi che risiedevano nel territorio ellenico dovettero far rientro nella loro nuova repubblica. Senza un soldo e costretti a vivere nelle baraccopoli sorte nelle periferie delle grandi città, molti profughi greci si dedicarono ad attività criminali. Così l’esperienza e la cultura degli esuli si mescolò a quella dei rebeti, dei banditi e degli emarginati.

Il periodo smyrneiko

Durante il periodo smyrneiko, dal 1922 al 1932, lo stile del rebetiko fu dettato dai musicisti profughi della città di Smirne. In questi anni nessun rebeta giunse alla celebrità. Il rebetiko era per le persone umili ed emarginate, soltanto un pretesto per incontrarsi e stare insieme. Ci si riuniva nei tekedes, locali dei quartieri malfamati delle città bevendo alcool e fumando hashish. Le canzoni rebetiche erano interpretate dai manghes, uomini di strada baffuti e sempre armati. Altro luogo di ritrovo nelle grandi città greche e mediorientali erano i caffè-aman, frequentati dalla media borghesia che veniva ad ascoltare le amanes, canzoni struggenti che raccontavano l’amore passionale. Così il rebetiko fuse le canzoni dei fuorilegge che avevano come protagonisti droga, sesso, crimini e prigionia e quelle più raffinate dei profughi dell’Asia Minore che raccontavano, invece, l’erotismo e la nostalgia per i propri paesi, lasciati contro la propria volontà.

Il periodo classico

Dal 1932 al 1944 fu il periodo d’oro del rebetiko, il cosiddetto periodo classico. La musica inizia ad essere notata e apprezzata anche dalle altre classi sociali e i primi musicisti rebeti incontrano un certo successo. Si diffonde uno stile rebetiko chiamato pireotiko perché ideato dal Quartetto del Pireo, un gruppo musicale formato da Stratos Pagioumtzis, Giorgios Batis, Anestis Delias e Markos Vamvakaris, considerato universalmente il padre del rebetiko e autore di una delle più famose canzoni, Fragosyriani, rivisitata più volte fino a nostri giorni. Nel 1938 il generale Ioannis Metaxas, primo ministro greco, ritenendo indegno e volgare il rebetiko, lo censurò. Per alcuni anni le canzoni e gli stessi strumenti musicali dei rebeti furono banditi dal regime. Inoltre, fu vietata ogni registrazione di canzoni che avessero attinenza con temi di prigionia o di droga. In realtà, il rebetiko continuò a essere suonato in clandestinità e venivano scritte di nascosto molte nuove canzoni.

Il periodo laikò

Soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale, il rebetiko riuscì a diffondersi liberamente in tutto il Paese. Fu l’inizio del terzo periodo, il periodo laikò, in cui il rebetiko arrivò ad essere considerato la più importante musica popolare greca. Il rebeta Vassilis Tsitsanis iniziò a utilizzare esclusivamente il bouzouki e la chitarra, eliminò le tematiche scabrose e malsane in favore di testi più articolati e raffinati. Introdusse, infine, il taxim, lungo preludio privo di testo che apriva ogni canzone rebetika.

Come si suona il rebetiko

bouzouki musica rebetika
Un bouzouki

Il bouzouki, strumento della famiglia dei liuti a manico lungo, richiama nell’aspetto il mandolino italiano. Caratterizzato da un corpo a forma di pera e un lungo manico con tasti, presenta solitamente tre o quattro coppie di corde metalliche. Le versioni più antiche, invece, ne avevano solo tre. Con una lunghezza compresa tra 90 e 100 cm, il bouzouki viene realizzato principalmente in legno di noce o mogano, con una tavola armonica in abete. Il suo suono brillante e incisivo è ideale per le melodie veloci tipiche del rebetiko.

Una variante del bouzouki è il baglamas, una versione miniaturizzata lunga circa 50-60 cm. Durante i periodi di repressione, divenne popolare tra i musicisti rebeti grazie alla sua portabilità, che ne permetteva il facile occultamento sotto un cappotto. Il baglamas produce un suono più acuto ed è impiegato principalmente per l’accompagnamento ritmico.

L’ensemble tradizionale del rebetiko include anche altri strumenti essenziali:

  • Il santouri, un dulcimer a percussione con oltre 100 corde.
  • Il kanonaki, uno strumento trapezoidale con 72 corde, che arricchisce l’armonia.
  • L’oud, con il suo suono caldo e profondo.
  • Il tzouras, una via di mezzo tra bouzouki e baglamas.
  • Il tumbeleki, un tamburo che sostiene il ritmo.

Un aspetto distintivo del rebetiko è il taxim, un’improvvisazione melodica eseguita prima del brano principale. In questo momento, il musicista mostra abilità tecnica e creatività, seguendo i modi musicali tradizionali greci. Nel bouzouki, l’uso sapiente del plettro è cruciale per ottenere il suono caratteristico, attraverso tecniche come tremoli rapidi e glissandi espressivi.

La musica rebetika oggi

musicista rebeta
Un musicista rebeta in una taverna greca

Lo spirito rebetiko è ormai del tutto scomparso, ma nelle taverne e in altri locali serali si suonano ancora oggi le canzoni rebetiche. Uno dei più famosi rebeti moderni è George Dalaras che dagli anni ‘80 ha ridato linfa alla musica rebetika pubblicando alcuni album di canzoni classiche da lui interpretate ed esibendosi nei teatri di tutto il mondo.

Nel 2012 il cantautore italiano Vinicio Capossela ha pubblicato l’album Rebetiko Gymnastas, nel quale ha offerto una rivisitazione in chiave rebetika di brani della sua discografia e interpretazioni di celebri successi di rebetiko, oltre ad altre canzoni inedite. Tra i brani compare Misirlou, un celebre brano famosissimo in tutto il mondo ma che in pochi immaginano sia, in realtà, una canzone greca popolare molto antica, di autore sconosciuto. Il primo ad inciderla, nel 1928, fu Michalis Patrinos, uno dei tanti esuli greci dell’Anatolia. Patrinos riscrisse e musicò in rebetiko quella canzone popolare. In seguito, Misirlou subì molte altre rivisitazioni, anche al di là dei confini ellenici. Nel 1941 Nick Roubanis, musicista americano di origini greche, la rivisitò in chiave jazz, priva di testo. Nel 1962 Dick Dale, chitarrista americano, trasforma la versione di Roubanis in un impetuoso assolo di chitarra surf rock western. Misirlou di Dick Dale diventa celebre in tutto il mondo grazie al regista Quentin Tarantino che la inserisce nella colonna sonora del film Pulp Fiction.

In passato, ogni canzone rebetika era accompagnata da balli. Le danze che venivano praticate durante il rebetiko erano principalmente lo zeybekiko, l’hassapiko e lo tsifteteli. Si noti come tra questi manchi il sirtaki, il ballo greco più conosciuto nel mondo. Il perché è semplice: il sirtaki non è un ballo tradizionale greco.

Tis Amynis Ta Paidia, dal film “Rebetiko” (1983)

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